Davanti ai miei occhi
Una Venezia diversa
I miei polmoni si dilatano per l’aria emessa, inspiro ed espiro. Prendo una grande quantità d’aria e mi immergo nell’acqua torbida come petrolio. Un brivido al contatto col liquido. Davanti ai miei occhi danzano come una bufera di neve una miscela di bolle e polvere. Oltre il vetro della mia maschera, vedo le mie mani immerse in questo liquido verde e torbido che ritmicamente appaiono per il movimento delle braccia mentre nuoto.
Non sento la fatica, il mio fisico si rilassa in contatto con l’acqua, come se fosse il mio ambiente naturale. Scendo verso il buio delle profondità degli abissi, l’oscurità mi avvolge in un attimo, la sensazione di sentirsi perso, poi un piccolo bagliore. Una luce che fluttua nell’acqua. La forma indefinita emana una forte luce, io come ipnotizzato decido di seguirla.
La luce mi porta in profondità, l’acqua diventa magicamente più limpida, pulita. E infine la vedo. Venezia. I suoi palazzi magicamente intatti, solo sommersi.
Dieci anni fa ho concepito la prima opera di Venezia sommersa, quasi per caso, giocando con più foto sovrapposte si è formata come per magia “Abisso”. Da quel giorno la serie si è evoluta, le opere sono state esposte in più luoghi diversi tra loro per forma, struttura, importanza. Penso sia difficile per un artista trovare la location perfetta per le sue opere. Molto spesso si lotta con lo spazio che ci circonda, si gioca con la luce per valorizzare e nascondere difetti, si sacrifica molto spesso per impedimenti fisici inevitabili.
Oggi mi trovo in una situazione difficile da esprimere a parole. Trovare per le mie opere la dimora perfetta e se vogliamo inconsciamente sempre sognata, il luogo di origine per cui sono state concepite. L’acqua.
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